Ho nel cassetto tutti i cellulari Nokia che mi sono passati per le mani. Tra questi un Nokia 8110 (anche conosciuto come “Nokia Banana” e famoso per essere presente nel film “The Matrix” e un Nokia 3110 appartenuto a mio padre, e che ricalca molto caratteristiche e tecnologia dell’ 8110.
La mia intenzione era riutilizzarli, come secondo cellulare, con una SIM non appartenente all’operatore TRE (le sim dell’operatore TRE richiedono un cellulare 3G, e questi due non lo sono!). I cellulari in questione difatti sono di vecchia generazione e supportano soltanto le reti GSM a 900MHz.
Entrambi i cellulari presentavano lo stesso, identico difetto : non si accendevano nemmeno con il caricabatterie inserito. Nonostante il caricabatterie funzionasse, non si accendeva sui display l’indicazione di batteria in carica e in aggiunta, il cellulare non si accendeva nemmeno con il solo caricabatterie collegato e con la batteria rimossa (come è invece possibile fare con i cellulari odierni). Ho pensato quindi, in prima ipotesi, che potesse esserci qualche problema con la batteria considerando anche il fatto che, magari, il cellulare, essendo molto vecchio, ne richiedesse comunque la presenza.
Ho proceduto quindi aprendo una batteria (l’8110 monta una BLJ-2 e il 3110 una BLJ-1). L’operazione è semplicissima dal momento che non sono sigillate e basta fare leva con un cacciavite. Le batterie vecchie (ma anche molte delle nuove, specie le LiPo) oltre alle celle (gli elementi che forniscono e accumulano la tensione) hanno all’interno anche un circuito che serve a monitorarne la carica e segnalare un eventuale surriscaldamento che serve ad avvisare il cellulare di interrompere l’erogazione della tensione di carica.
Le batterie in questione hanno 4 contatti, facendo un po’ di prove con il tester ho trovato che i due contatti più esterni sono il positivo e il negativo, un altro serve a monitorare il circuito che segnala l’ innalzamento di temperatura e un altro ancora dovrebbe servire al cellulare per fargli riconoscere che c’è una batteria collegata.
Ho quindi smontato la contattiera presente all’interno della batteria e vi ho saldato due resistenze: una da 68KΩ che simula la presenza della batteria, e una da 4,7KΩ che simula una temperatura della batteria non di allarme. Lo schema che ho usato l’ho disegnato qui:
Le resistenze le ho collegate direttamente sui pin della contattiera, sui terminali esterni ho saldato semplicemente due fili rosso e nero per poterli collegare ad un alimentatore stabilizzato da laboratorio che mi potesse assicurare 7.2V precisi. Un alimentatore da laboratorio è necessario in questi casi perchè consente di avere una protezione contro i cortocircuiti e quindi limitare o annullare i danni in caso di problemi: nulla infatti mi assicura che sia il cellulare ad essere guasto. Per assicurare un buon contatto tra l’accrocco appena realizzato e il cellulare ho utilizzato una molletta metallica:
Con questo espediente, entrambi i cellulari si sono accesi subito, mostrando il messaggio sul display di richiesta SIM. Dal momento che su Ebay la gente è decisamente impazzita vendendo queste batterie a prezzi assolutamente ingiustificati, il prossimo passo è cercare delle celle adatte alla sostituzione nelle batterie in questione. Quelle necessarie a questi due cellulari sono celle Litio-Ione di forma rettangolare lunghe circa 57mm, larghe 19 e spesse 6mm. Sono ancora alla ricerca e sto valutando la possibilità di sostituirle con più moderne e performanti celle Litio-Polimero, che sono più larghe ma anche più sottili e quindi potrebbero essere impilate l’una sull’altra anzichè di fianco come nella batteria originale. Tenendo conto che all’interno delle batterie in questione c’era anche della spugnetta al di sopra per riempire lo spazio tra celle e case plastico della batteria, credo sia possibile arrivare ad uno spessore massimo di 9mm e quindi cercare celle LiPo che siano alte al massimo 4 o 4.5mm.
Segue galleria con le immagini del test: